Il 14 febbraio 2015, dieci anni fa, proprio nel giorno di San Valentino nel quale il regalo più comune tra i partner sono proprio i cioccolatini, ci lasciava a Montecarlo il grande imprenditore Michele Ferrero, il “padre” della Nutella, brand nato nel 1964 per una sua intuizione. Nel decimo anniversario della sua scomparsa, riproduco il capitolo “Una passeggiata a Francoforte”, dal mio ultimo libro “Il nuovo mondo Nutella. 60 anni di innovazione”, edito a dicembre 2024 da Rizzoli BUR.
[Nella foto, Michele Ferrero con Gigi Padovani alla Fondazione Ferrero di Alba nel 2004 alla festa per i 40 anni di Nutella, con la presentazione del libro “Nutella un mito italiano”]
Una passeggiata a Francoforte
“Quella sera, a Francoforte, non riusciva a dormire. Uscì dall’albergo per una passeggiata. Ci pensava da giorni. Al ritorno disse alla moglie Maria Franca: ‘Che ne dici di Nutella? Suona bene…’. Michele Ferrero decideva fidandosi del suo istinto. Così nel 1964 battezzò il suo prodotto”. (Corriere della Sera, 15 febbraio 2015, Gigi Padovani).
[Nella foto sotto, il ritaglio del mio articolo sul “Corriere della Sera” del 6 febbraio 2015]
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L’invenzione della Nutella è tutta qui. L’ho voluta svelare nel ricordo del grande imprenditore appena scomparso che mi fu richiesto dal direttore del quotidiano milanese, Ferruccio De Bortoli. Mi trovavo in un viaggio all’estero, in Argentina e scrissi quell’articolo, addolorato, nella hall dell’albergo dove ero appena arrivato, a El Calafate. Purtroppo non potei partecipare ai funerali, celebrati ad Alba, in un’atmosfera di grande commozione, il 18 febbraio 2015 nella Cattedrale di San Lorenzo.
La partecipazione fu imponente: migliaia di persone affollaronoo nelle vie intorno alla piazza del Duomo, per rendere omaggio al “Signor Michele”, che aveva trasformato la Ferrero in un colosso mondiale. Anche il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella inviò un caldo telegramma alla famiglia: “Ho appreso con commozione la notizia della scomparsa di Michele Ferrero, imprenditore di razza, conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero. Ferrero è stato per lunghissimi anni un protagonista dell’industria italiana, riuscendo a essere sempre al passo con i tempi grazie a prodotti innovativi e al suo lavoro tenace e riservato. L’Italia lo ricorda con riconoscenza, anche per l’opera di sostegno e promozione della cultura”.
Lo hanno definito un “lungimirante innovatore”, un “simbolo del successo del Made in Italy”, “il geniale patriarca del gruppo dolciario”, “il papà della Nutella”, “un riformatore oculato”, “l’anima di tutto”, “un mito dell’industria italiana”, “un uomo pragmatico, concreto e schivo”, “un genio del fare”.
È un’impresa assai difficile condensare in poche pagine la genialità e la grandezza di Michele Ferrero.
Il suo faro erano i consumatori, i fedeli acquirenti delle specialità che inventava. In una parola, la mitica signora Valeria, che lui richiamava nelle sue esortazione ai collaboratori: “Ricordatevi che se siamo bravi, la signora Valeria ci compra e io posso pagare tutti voi. Se non ci compra, io posso pagarvi per un mese e poi vi devo mandare a casa. Per questo sono io il primo servitore della Valeria”. (dalla biografia di Salvatore Giannella, Michele Ferrero: Condividere valori per creare valore). E sull’Ovetto Kinder: “Pensai alla Valeria mamma, che così poteva premiare il suo bambino perché aveva preso un bel voto a scuola, alla Valeria nonna che lo regalava per sentirsi dire: ‘Sei la più bella nonna del mondo’ o alla Valeria zia che riusciva così a strappare al nipotino quel bacio e quell’abbraccio che faticavano sempre a conquistare…”.
Certamente è stata una figura unica del panorama industriale italiano. Per cinquant’anni ha guidato la Ferrero mantenendo un profilo basso: non ha mai rilasciato interviste, non ha mai convocato conferenze stampa, e ha difeso strenuamente la privacy della sua famiglia. Il suo genio imprenditoriale è stato evidente nella creazione di numerosi prodotti dolciari innovativi e nella capacità di anticipare le leggi del marketing e i cambiamenti nei consumi degli italiani ed europei.
Michele era nato a Dogliani il 26 aprile 1925, ma la sua famiglia si era trasferita presto ad Alba. Dopo aver frequentato le scuole elementari ad Alba e Torino, ha frequentato il collegio vescovile di Mondovì per diventare ragioniere e così aiutare nella pasticceria di famiglia a fare “i conti” della ditta. Ma il suo spirito imprenditoriale si è acceso subito, iniziando a lavorare in fabbrica accanto al padre, dal quale riconosceva di aver imparato molto. Inizialmente si è fatto le ossa come rappresentante, viaggiando per l’Italia per vendere i prodotti dell’azienda.
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Nel 1957, dopo la morte del padre e dello zio Giovanni, Michele si è ritrovato solo alla guida della Ferrero, con accanto la madre Piera Cillario e la moglie Maria Franca Fissolo, sua collaboratrice come interprete in azienda, e sposata nel 1962. Nel 1963 è nato il primogenito, Pietro, seguito dal secondo figlio, Giovanni, nel 1964, lo stesso anno in cui è uscito dalla fabbrica di Alba il primo barattolo di Nutella.
In quel periodo la famiglia Ferrero si è stabilita prima ad Alba, poi a Pino Torinese, nei pressi di Torino, dove nel 1968 è sorto il primo centro direzionale di Ferrero Italia (chiuso nel 2017 e trasferito nella “Filanda” di Alba, nuovo edificio del complesso industriale). Dopo un drammatico rapimento che aveva coinvolto un compagno di scuola dei figli, nel 1975 la famiglia prese la decisione trasferirsi a Bruxelles, dove erano già concentrate molte operazioni aziendali. In seguito si è poi saputo che anche le Brigate Rosse avevano messo nel loro mirino la famiglia Ferrero ed era stato il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, impegnato nella lotta contro il terrorismo, ad avvisarli. I Ferrero sono rimasti nella capitale belga fino al 1993, dove ora continua a vivere il figlio Giovanni, per poi trasferirsi a Monte Carlo.
Durante i lunghi anni di attività imprenditoriale, Michele Ferrero ha sempre avuto una vita totalmente dedicata all’azienda: mai divertimenti, mai ferie più lunghe di una settimana, sempre giornate frenetiche di attività. Amava gli spostamenti veloci e spesso utilizzava elicotteri o jet privati per viaggiare tra le sedi della sua impresa. Anche negli ultimi anni della sua vita, pur avendo delegato molte responsabilità ai figli Pietro e Giovanni, Michele continuava a seguire da vicino le operazioni aziendali, mantenendo sempre il contatto con la realtà produttiva. Sotto la sua guida, la Ferrero è diventata una gruppo globale, ma Michele è sempre rimasto fedele ai suoi valori: il duro lavoro, l’umiltà, e una profonda fede religiosa.
“Lavorare, creare, donare”: sono le tre parole che sintetizzano ed esprimono la filosofia del fondatore e che sono impresse nel logo della Fondazione che ricorda i protagonisti della vicenda imprenditoriale, Pietro, Giovanni, Michele Ferrero, ed è presieduta dalla signora Maria Franca Ferrero.
Dopo la sua morte, 38 Comuni della Langa – compresa Alba, nella centrale ex piazza Savona – hanno intitolato uno spazio della toponomastica a Michele Ferrero. Nella cerimonia di consegna di quelle targhe a Lequio Berria (piccolo centro langarolo), così ha raccontato ai giornalisti Maria Franca Ferrero, a un anno dalla scomparsa del marito: “Io ho vissuto per 53 anni con Michele Ferrero. Si sono dette e scritte tante cose, alcune bellissime, ma forse c’era in lui qualcosa di più grande. La sua fede, il porre al centro di tutto il rispetto per gli altri, l’interesse verso le persone. Non il semplice interesse economico, ma il prendersi cura di loro. All’inizio non conoscevo queste colline, anche se vengo da non molto lontano. Ma ho potuto apprezzate che qui c’è gente di grande carattere, coerente, forte, equilibrata. Li ho conosciuti a fondo, gli uomini e le donne di Langa. La gente di Langa è gente vera”. (La Stampa e Repubblica, 14 febbraio 2016).