Emozionante, il ritrovarsi tutti “in presenza” alla Nuvola Lavazza, dopo due anni di eventi via conference call, degustazioni virtuali, cene in solitudine. Ci sono riusciti i visionari torinesi che hanno organizzato “Buonissima”, kermesse dedicata all’alta cucina degli chef stellati ma anche alle piole di barriera: ovvero i giornalisti e critici gastronomici Luca Iaccarino (Corriere della Sera di Torino) e Stefano Cavallito (Le Guide dell’Espresso), con il cuoco del ristorante Del Cambio Matteo Baronetto (1* Michelin). All’inaugurazione di giovedì 28 ottobre 2021 tanti appassionati di gastronomia, chef, giornalisti, produttori si sono dati appuntamento nella grande sala Lavazza che un tempo ospitava una centrale elettrica per l’inaugurazione della tre giorni gastronomica, soprattutto per onorare un grande gourmet, fotografo e designer: Bob Noto, scomparso prematuramente a 60 anni il 22 marzo del 2017. In suo nome è stato creato un premio, che la moglie Antonella Fassio, commossa, ha consegnato a un grande chef basco, Andoni Luis Aduriz, del ristorante Mugaritz a Errenteria, non distante da San Sebastian, in Spagna.
Antonella ha deciso di dedicare all’irriverenza il primo Premio Bob Noto, una delle caratteristiche del modo di agire del marito, un personaggio dissacrante, raffinato, arguto sopra ogni limite, capace di tenere sempre alta “la soglia del rischio” – come ha ricordato lo chef Davide Scabin, che fa parte della giuria con i tre direttori artistici di “Buonissima” Ferran Adrià, lo chef Paolo Griffa (ristorante Petit Royal di Courmayeur, in Val d’Aosta) e Marco Bolasco, critico gastronomico e direttore editoriale Giunti – e di inventare nuove forme espressive, come le fotografie “astratte”, scontornate su fondo bianco, dei piatti pubblicati in libri e riviste di tutto il mondo. Il vicepresidente del gruppo del caffè, Giuseppe Lavazza, ha letto la motivazione del riconoscimento allo chef basco Aduriz: “Ha fatto dell’avanguardia il modo di intendere la vita; ha anteposto a tutto e a tutti la volontà di aprire strade e percorsi nuovi affinché altri chef possano ambire, senza remore, a superare i limiti dell’esperienza gastronomica. Poiché l’avanguardia è sempre irriverente”.
Abbracci liberatori (forse ancora irriverenti e vietati), lacrime di commozione, fremiti di nostalgia hanno percorso la sala, ricordando la figura di Bob Noto, prima di svelare il nome del vincitore. E per tutti è stato il momento più caldo dell’inaugurazione. Marco Bolasco, suo grande amico, ne ha ricordato le qualità. “Aveva una straordinaria capacità di visione – ha detto – perché il suo fiuto e il desiderio di scoprire l’insolito, il nuovo, l’originale, lo stimolavano particolarmente, permettendogli di mettere in luce aspetti della cucina che noi magari non riuscivamo a notare. Bob era indulgente verso le novità, lo stimolava l’idea di conoscere l’inaspettato e sapeva relazionarsi con i giovani creativi, non soltanto nel mondo della gastronomia. Siamo usciti da un periodo difficile e l’insegnamento di Bob ci deve aiutare a non crogiolarci nei nostri cari vitelli tonnati: sono straordinari, ma dobbiamo sempre ripensarli. La sua riflessione ci deve aiutare a osare un po’ di più”.
Ha aggiunto lo chef catalano Ferran Adrià, una delle figure più influenti dell’alta cucina contemporanea: nel suo ristorante el Bulli, chiuso ormai da dieci anni, Bob e Antonella sono stati gli unici clienti che in trent’anni di attività del locale nella baia di Roses, provincia di Girona, hanno assaggiato tutti i 1800 piatti usciti dalla creatività del cuoco spagnolo e della sua brigata. “Questo Premio serve a ricordare Bob – ha detto Ferran Adrià, che è venuto a Torino anche per cucinare venerdì sera, con il fratello Albert e una squadra di grandi cuochi: Matteo Baronetto, Massimo Bottura, Norbert Niederkofler Anna Ros e Mauro Uliassi – e sarebbe un grande peccato se la città se ne dimenticasse: è stato importante come un Brillat-Saverin. Si parla tanto di chef e sommelier geniali, ma non dei commensali: ebbene, Bob e Antonella sono stati i clienti più geniali che mai ho avuto. Aveva un talento gustativo incredibile, aveva un modo di pensare profondo, sapeva leggere i piatti e capiva perché lo avevo creato. Sì, anche Antonella, la moglie, è un grande palato … e chissà che non ci abbia ingannato in questi anni! Comunque posso dire davvero che el Bulli non sarebbe stato quello che è senza Bob”.
Una dichiarazione impegnativa, ma certo Bob Noto, con l’amico Giorgio Grigliatti, hanno dato un grande contributo, dagli anni Novanta del Novecento in poi, a far conoscere la cucina di Ferran Adrià in Italia, quando ancora nessuno ne parlava.
Con Bob ho vissuto tanti eventi (nella foto a fianco con la moglie Antonella), sia nelle prime performance di Davide Scabin al Combal.Zero (purtroppo chiuso, ma con la sorella Barbara ora sono di nuovo in campo all’interno del Mercato Centrale, con il ristorante “SabinQB” presto anche a pranzo) sia nei congressi internazionali di alta cucina, da Lo Mejor de la Gastronomia (quando si teneva ancora a San Sebastian) a Identità Golose di Milano, al Salone del Gusto di Torino, alle presentazioni della Guida Michelin. Lui c’era sempre, imponente, allegro, quasi teatrale, con una presenza forte e intelligente, che ci metteva sempre allegria. Ma non era soltanto un gourmet, era anche un creativo geniale, sia nella fotografia sia nel design: non si può dimenticare il contributo che ha dato al successo del cioccolatiere Guido Gobino o all’immagine Lavazza.
Anche per noi è stato un amico e un collaboratore fantastico. È opera sua la foto di copertina del nostro libro – che poi diventò anche una mostra alle OGR – : “Italia Buon Paese”, pubblicato da Blu Edizioni per i 150 anni di storia a tavola dell’Italia. Quei tre maccaroni tricolori li fotografò lui, dopo averli dipinti con lo smalto per le unghie.
Grazie Bob, per tutto quello che ci hai donato. Continueremo a ricordare la tua gioia di vivere anche con questo Premio, “Buonissimo” come eri tu.