di Clara e Gigi Padovani
Lo aspettavamo da anni. Oggi – mercoledì 26 giugno 2024 – finalmente a Torino si inaugura il museo del cioccolato che abbiamo sempre desiderato. Per anni ne abbiamo parlato con diversi sindaci – Chiamparino, Appendino, Lo Russo –, con le Fondazioni bancarie cittadine, con la Camera di Commercio, con i nostri amici cioccolatieri, con alcune aziende. Lo abbiamo scritto nei nostri libri, evocato nei dibattiti, proposto in molte relazioni: la nostra città, capitale del cioccolato fin dal Settecento, merita un luogo per celebrare questo cibo meraviglioso, come Barcellona, Parigi, Colonia, Berlino, Zurigo ecc.
Ma la risposta era sempre la stessa: giusto, bella idea, ma chi ci mette i soldi per realizzarlo? Invece adesso è realtà, si distende per oltre mille metri quadri sotto i portici di via Sacchi, con ingresso al numero 38 e uscita dagli storici locali della pasticceria Pfatisch, al numero 42 della stessa via. Si chiama “Choco Story Torino” e fa parte di una catena di spazi espositivi simili, già presenti in altri Paesi, nati dalla fantasia e dalla passione di un imprenditore belga: si tratta di Eddy Van Belle, che a Bruxelles ha il quartier generale delle sue aziende specializzate in cioccolato per professionisti (Belcolade) e semilavorati per pasticcerie (Puratos), sparse in tutto il mondo, con circa 10 mila dipendenti e con un giro d’affari di circa tre miliardi di euro.
Questo signore di 75 anni ha un nobile hobby: da una ventina d’anni apre musei dedicati al cibo degli dei. A oggi ne ha già aperti dodici, tutti con il brand “Choco Story” e un layout pop e coinvolgente, creato dallo studio di Bruxelles De Pinxi (dell’architetto Philippe Chiwy). Sono a Bruges, Parigi, Praga, Uxmal, Bruxelles, Valladolid, Beirut, Colmar Pruhonice, Playa del Carmen, Lourdes.
Quando, nel febbraio 2020, la cioccolateria Pfatisch, allora di proprietà della famiglia Ferraris, è costretta a dichiarare fallimento, il curatore mette all’asta sia i locali sia i preziosi macchinari di inizio Novecento, che un tempo costituivano la forza produttrice della “fabbrica di cioccolato”: rompicacao, mélangeur, conche piane, forno e impianto di raffreddamento, raffinatrice a cinque cilindri ecc. Al prezzo di circa centomila euro, si accaparra quei macchinari proprio Van Belle, informato dell’occasione da parte dei suoi rappresentanti italiani di Puratos (azienda a Parma, filiale nel Canavese).
Nel frattempo, l’imprenditore torinese Francesco Ciocatto, già titolare di Gerla (poi ceduta a Roberto Munnia) con coraggio prende prima in gestione e poi acquista la pasticceria Pfatisch, riportandola agli antichi splendori, con l’aiuto della moglie Stefanella Bergiotti. Van Belle dichiara la sua intenzionato a smontare i macchinari, toglierli dai sotterranei di via Sacchi e portarli a Firenze, per aprire la prima sede italiana del suo museo nella città più turistica del Paese. E’ il 9 settembre 2020: Ciocatto ci manda una e-mail chiedendoci di fornire tutta la documentazione possibile a questo imprenditore belga, in modo da convincerlo che sia Torino la sede di questo nuovo museo del cioccolato, proprio in base alla storia che noi abbiamo raccontato nei nostri libri.
Da allora incomincia la nostra frequentazione con Van Belle, che dopo diversi incontri, pranzi, visite, libri e documenti che gli abbiamo fornito e grazie al suo coup de coeur per Torino e la famiglia Ciocatto, si convince a creare “Choco Story” in quei sotterranei, in società con i nuovi proprietari di Pfatisch.
L’intraprendenza di Francesco Ciocatto, che s’imbarca in un’impresa che poteva sembrare impossibile, insieme con la professionalità dello staff belga e i cospicui finanziamenti giunti da Bruxelles, hanno permesso di concludere l’opera. E’ un museo per grandi e piccini (ci sono molte curiosità per i bambini, con giochi interattivi) le meraviglie di questo cibo: dal tempio Azteco, alle piantagioni di cacao, alla simulazione di un galeone spagnolo che ha portato le fave in Europa, fino alla Corte dei Savoia, ai cioccolatieri torinesi (con una timeline che abbiamo curato noi), alla invenzione del gianduiotto (nostre le ricerche), fino a giungere ai macchinari in fondo al museo, che sono stati ristrutturati, rimessi a nuovo e alcuni sono addirittura funzionanti. Si entra così in una vera e propria fabbrica di cioccolato, che rappresenta la sezione più originale e attrattiva di tutti i “Choco Story” esistenti.
La città di Torino potrà essere orgogliosa di questo piccolo e prezioso museo, che si affianca ai più prestigiosi che già attirano turisti: dall’Egizio al Museo del Cinema, ma anche al museo Lavazza del Caffè.
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