di Clara e Gigi Padovani
I lavori fervono nei sotterranei di via Sacchi, dove sotto i portici splendono le vetrine natalizie di una delle più belle e antiche pasticcerie-cioccolaterie torinesi, Pfatisch 1915. In un’area di circa 1200 metri quadri, sta sorgendo il primo vero museo del cioccolato italiano, che si chiamerà Choco-story Torino”: un viaggio immersivo nella meraviglia del cibo degli dei.
Si tratta di un’iniziativa privata nata dall’incontro tra la famiglia Ciocatto, attuali proprietari di Pfatisch, e la famiglia belga Van Belle, appassionati produttori di cacao. Per Eddy Val Belle tutto nacque nel 2004 a Bruges, dove il collezionista aprì il suo primo Choco Story con oltre mille oggetti in mostra. Ormai è un format di successo con altre undici sedi, oltre a Torino (l’ultima della serie, finora), che aprirà a marzo del 2024:
- – Bruges, Belgio: 2004
– Parigi, Francia: 2008
– Praga, Repubblica Ceca: 2010
– Uxmal, Messico: 2013
– Bruxelles, Belgio: 2014
– Valladolid, Messico: 2015
– Beirut, Libano: 2018
– Colmar, Francia: 2019
– Pruhonice, Repubblica Ceca: 2019
– Playa del Carmen, Messico: 2022
– Lourdes, Francia: 2023
– Torino, Italia: 2024
Il “Willy Wonka” del progetto è un imprenditore di 75 anni, appassionato di cioccolato e collezionista di oggetti legati alla sua storia, che con i figli e altre famiglie di azionisti è alla guida di un grande gruppo che fornisce ingredienti di alta qualità a fornai, pasticceri, cioccolatieri. È un’azienda di famiglia, fondata nel 1919 e due soci da dipendenti ne sono divenuti titolari, portandola al successo internazionale nel primo dopoguerra, intorno agli Anni Cinquanta, grazie alla innovativa linea di miglioratori per la panificazione. Oggi il gruppo Puratos ha proprie filiali in 83 Paesi, più di settanta stabilimenti in cinquanta nazioni, quasi diecimila dipendenti e un fatturato intorno ai due miliardi e 200 milioni di euro l’anno. Nel 1988 è poi nata la Belcolade, il brand che produce cioccolato per i professionisti.
Da alcuni mesi Eddy Van Belle viene spesso a Torino da Bruxelles, dove abita, per seguire i lavori del museo insieme con il socio Francesco Ciocatto [nella foto, con la moglie Stefanella Bergiotti, che si occupa delle accoglienza e delle vetrine, oltre a essere una abile artista nella decorazione del cioccolato, come le uova di Pasqua]. Inizialmente ha acquisito gli antichi macchinari della Pfatisch, situati nei sotterranei della cioccolateria – da tempo non più utilizzati –, dal fallimento dei precedenti proprietari. Il suo intento originario era di realizzare il suo Choco Story italiano a Firenze, perché è meta turistica molto frequentata, ma grazie al coraggio di Francesco Ciocatto e alle notizie che noi copiosamente gli abbiamo fornito, due anni fa, su Torino “capitale del cioccolato”, il signor Van Belle si è convinto a far nascere il museo nella capitale piemontese, in via Sacchi 38. Lo abbiamo incontrato, con il cioccolatiere torinese, mentre i lavori sono ancora in corso e lo abbiamo intervistato: trovate l’intervista nel video qui sotto. E’ un’anteprima di ciò che si potrà vedere da marzo 2024.
Van Belle ci ha detto di aver voluto aprire i suoi musei perché ha capito che la storia del cioccolato e del cacao non era abbastanza conosciuta. E ci ha confessato: “Mi sono innamorato di Torino e di quei macchinari e della famiglia Ciocatto, con la quale abbiamo deciso di aprire qui il museo”.
Il format di Choco Story Torino è diverso da quello degli altri musei della sua catena, perché vi sono stanze dedicate all’arrivo del cacao a Torino, al cioccolato gianduia, alle nocciole, ai produttori artigiani e industriali del Piemonte: noi abbiamo collaborato per la parte storica.
L’idea di pubblicare l’ultimo nostro libro, dal titolo “Storie di cioccolato a Torino e in Piemonte” [Edizioni del Capricorno], ci è nata proprio in occasione della prossima apertura di questa esposizione, affinché chi la visiterà possa trovare un’agile guida per conoscere storia, curiosità, aziende e indirizzi golosi di questa elegante città sabauda – sarà in vendita nel book shop e speriamo di poter realizzare un’edizione in inglese – che è rimasta indubbiamente capitale del cioccolato in Italia.