Le tappe e i protagonisti di una lunga rivoluzione culminata nella creazione di una struttura di eccellenza come l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo che laurea gastronomi, cuochi, mastri birrai, panificatori,
gelatai, e diffonde una cultura del cibo e dell’ambiente all’insegna del Buono, Pulito e Giusto con il sostegno dei Partner strategici rappresentando un esempio di come si può coniugare la tutela del cibo giusto con il contributo dell’industria agro-alimentare. «Chi semina utopia raccoglie realtà» ama citare Petrini: questo libro racconta la storia di un percorso che nel nome di grandi ideali ha cambiato per sempre il nostro modo di intendere il cibo. Dal 13 settembre è in libreria il libro “Slow Food. Storia di un’utopia possibile” (Giunti-Slow Food Editore), scritto da Carlo Petrini con Gigi Padovani. Un nuova edizione profondamente rivista e corposamente aggiornata, con il racconto inedito degli ultimi dodici anni, che prende spunto dal volume di Carlo Petrini e Gigi Padovani “Slow Food Revolution. Da Arcigola a Terra Madre. Una nuova cultura del cibo e della vita” (Rizzoli 2005).
Il 3 novembre 1987 “Il Gambero Rosso”, supplemento settimanale del quotidiano “il Manifesto”, pubblicava il Manifesto Slow-Food. Sono passati trent’anni e il movimento nato nel 1986 come Arcigola ha fatto davvero tanta strada. Milioni di persone, contadini, artigiani, pescatori, militanti ma anche imprenditori sono stati conquistati dal leader carismatico che ebbe quell’intuizione, Carlo Petrini. Lavorando con lui per un anno, intervistando cinquanta protagonisti, tra dirigenti, docenti, studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche, abbiamo costruito quella che l’editore ha definito “la biografia ufficiale di Slow Food”.
L’opera è nelle librerie da mercoledì 17 settembre 2017 e venerdì 15 sarà presentata in anteprima a Cheese, a Bra, alle ore 17:30. Non è soltanto una storia di questi trent’anni che hanno cambiato il nostro modo di intendere il cibo, ma anche uno sguardo verso il futuro, con l’intervista finale in cui Petrini anticipa alcuni dei temi che saranno discussi nel Congresso Internazionale che si svolgerà a Chengdu in Cina, a fine settembre. Molti testimoni esterni hanno contribuito spiegare come Slow Food abbia cambiato per sempre anche il loro modo di intendere il cibo e il vino: Guido Barilla, Alessandro Ceretto, Oscar Farinetti, Giuseppe Lavazza, Alessandro Regoli di Winenews, Sergio Soavi di Coop Italia, Piercarlo Grimaldi e Andrea Pieroni di Unisg, per fare qualche esempio.
Ha scritto l’Editore nell’introduzione al libro:
Il libro che avete tra le mani inizialmente voleva essere una riedizione di Slow Food Revolution, Da Arcigola a Terra Madre una nuova cultura del cibo e della vita (Rizzoli, 2005). Dodici anni dopo, quell’opera aveva bisogno di una corposa revisione che raccontasse le tante evoluzioni e rivoluzioni fuori e dentro il mondo di Slow Food. Gli autori, Carlo Petrini e Gigi Padovani, grazie a una lunga serie di interviste tra di loro e con molti esponenti a livello internazionale del movimento, alla fine hanno di fatto creato un nuovo libro. Alcune parti di esso fanno dunque riferimento al vecchio testo, ma le tante aggiunte e gli aggiornamenti lo completano e lo proiettano nel futuro, aumentandone la foliazione. Si puo dire che siamo di fronte alla “biografia” ufficiale del movimento Slow Food, la “storia di un’utopia possibile” che e partita da una piccola cittadina per conquistare milioni di persone nel mondo, sia quelli che fanno ufficialmente parte del mondo di Slow Food (associazioni nazionali e Terra Madre), sia quelli che ne sono stati inevitabilmente e fortemente influenzati nelle loro attività. Altrettanto inevitabilmente la storia di Slow Food si sovrappone con quella personale del suo fondatore e sempre Presidente, Carlo Petrini: per questo c’e stato bisogno della mano redazionale di un giornalista come Gigi Padovani che ha trascritto le parole di Petrini togliendolo dal comprensibile imbarazzo di raccontare se stesso. Vi invitiamo alla lettura, consapevoli che questo libro soddisfera molte curiosita e sfatera anche tanti luoghi comuni non sempre veritieri su Slow Food.