di Gigi Padovani
Si potrà riconoscere il vero Gianduiotto di Torino IGP da un simpatico “baffo”, il logo del Consorzio stampato sull’incarto, a simboleggiare il profilo del cioccolatino e della Mole Antonelliana. Non ci siamo ancora arrivati, ma forse entro un anno il sogno di tanti cioccolatieri piemontesi sarà realtà: è stato un lungo percorso, incominciato nel 2017, ma finalmente oggi, 11 marzo 2025, si è arrivati all’ultimo miglio. Durante un’affollata assemblea di produttori – presenti i rappresentanti del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, della Regione Piemonte, del Comune di Torino e della Camera di Commercio – è stato dato il via libera finale al nuovo disciplinare che artigiani e industriali dovranno seguire scrupolosamente, se vorranno ottenere il bollino europeo giallo e blu e il logo con il baffo.
Nella foto in alto, da sinistra: Paolo Chiavarino, Antonio Borra, Guido Castagna, Alberto Cirio, Guido Bolatto. Sotto, le due versioni del logo del Gianduiotto di Torino IGP che saranno stampate sugli incarti

Dopo la “pubblica audizione” il ministero pubblicherà il testo sulla Gazzetta Ufficiale e ci sarà il tempo per presentare opposizioni a tutela di qualche interesse legittimo contrario. Il disciplinare prevede soltanto tre ingredienti: nocciole Piemonte IGP, cacao e zucchero (con possibile aggiunta di lecitina di soia o di girasole, vaniglia, sale). Niente latte in polvere, come molti produttori erano abituati a introdurre; tra questi c’è la Caffarel, ora di proprietà del gruppo svizzero Lindt. L’azienda di Luserna San Giovanni, tramite i suoi avvocati si era opposta alla nascita del progetto: si era parlato di “guerra del gianduiotto” italo-svizzera. Poi a marzo dell’anno scorso si trovò un accordo, grazie alla mediazione del presidente della Regione Alberto Cirio e dell’assessore al Commercio del Comune di Torino, Paolo Chiavarino, entrambi oggi presenti all’incontro che ha sancito il disciplinare del nuovo marchio. Un po’ a sorpresa, al termine dell’assemblea, l’avvocata torinese Elena Martini ha letto un comunicato nel quale la Lindt dichiara di non opporsi alla nascita del Gianduiotto di Torino IGP, ma ribadisce di voler difendere la primogenitura del suo marchio registrato “Gianduia 1865. L’autentico Gianduiotto di Torino” e chiede espressamente al ministero che sia riconosciuto questo diritto. Questo perché la dizione “Gianduiotto di Torino”, quando Bruxelles darà il via libera finale, si potrà usare soltanto rispettando il disciplinare, che la Lindt-Caffarel non vuole adottare.

In verità quel diritto è riconosciuto dall’articolo 31 del regolamento UE 2024/1143, in vigore dal 13 maggio dell’anno scorso, con il testo “Relazione tra indicazioni geografiche e marchi commerciali”, in particolare al comma 3: il marchio può essere mantenuto se registrato prima dell’entrata in vigore dell’ IGP. Anche l’azienda artigiana Piemônt dei fratelli Fioraso ha annunciato di voler mantenere sui proprio cioccolatini la scritta “Gianduiotto di Torino”, e vi sono altre aziende, come la Baratti&Milano, che hanno questa dizione sull’incarto. Questi costituiscono piccoli intoppi burocratici che potrebbero ritardare un iter già complesso, ma i funzionari del ministero hanno garantito che non richiederà più di una settimana. Spetterà al nuovo Commissario europeo all’Agricoltura, il lussemburghese Christophe Hansen, cercare di portare a termine la pratica: si pensa (e si spera) nel giro di un anno, forse già entro il 2025. Ha giustamente commentato il presidente Guido Castagna: “E’ come se qualcuno chiedesse il permesso di attraversare un incrocio con il semaforo verde: lo può fare, per legge! E’ quanto prevede il regolamento comunitario a difesa dei marchi storici”.
Naturalmente chi vorrà continuare a produrre un gianduiotto con il latte in polvere, o con il cioccolato Ruby, o con il pistacchio, o il caffè, potrà continuare a farlo, ma senza il marchio IGP.
La grande partecipazione all’audizione odierna – tenutasi nella sala conferenze dell’hotel Luxor di Torino – ha dimostrato l’interesse della comunità di produttori, (circa 40 aziende hanno aderito al comitato) e delle istituzioni affinché questo tesoro dell’arte cioccolatiera torinese ottenga la giusta tutela europea. Grande è la soddisfazione del presidente Guido Castagna e del vice presidente Franco Ugetti (entrambi Maestri del Gusto cioccolatieri), insieme con il segretario, avvocato Antonio Borra (che ha seguito tutta la complessa parte legale) per il risultato ottenuto. Ha detto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio: «Stiamo cementando il collegamento diretto tra il gianduiotto e il suo territorio, Torino e il Piemonte. È un po’ come il nostro vino, con l’uva nebbiolo che dà origine al Barolo, al Barbaresco, al Gattinara, al Ghemme: vini che si possono produrre soltanto sulle colline piemontesi». E l’assessore comunale di Torino al Commercio Paolo Chiavarino: «Abbiamo sempre sostenuto questa battaglia e siamo certi che il riconoscimento dell’ IGP darà lustro alla città e aiuterà un settore importante della nostra economia». A seguire i lavori e a sostenerne l’esito positivo in sala c’erano molti imprenditori: Lamberto Vallarino Gancia e Riccardo Illy di Domori, Alessandro Pradelli di Peyrano, Sergio Arzilli di La Perla, Alessandro Fioraso di Piemônt, Giacomo Boidi e il figlio Davide di Giraudi (Castellazzo Bormida, Al), Alessandro Spegis di Spegis Cioccolato, Gabriele Maiolani di Bottega Storica Odilla Bastoni e un rappresentante dell’azienda Gobino. Inoltre erano presenti i presidenti e i rappresentanti di istituzioni e Consorzi: Isabella Ciattino, ex presidente e consigliera del Consorzio della Nocciola Piemonte IGP; Roberto Bava presidente del Consorzio del Vermouth di Torino; Sergio Germano presidente del Consorzio Barolo Barbaresco; Guido Bolatto, segretario generale della Camera di Commercio di Torino; Paolo Bertolino, segretario di Unioncamere Piemonte; Franco Ramello di Coldiretti; Sonia Cambursano, sindaca di Strambino e vicepresidente dell’ANCI (Associazione dei Comuni) del Piemonte.
Forse ne ho dimenticato qualcuno: ma questo elenco dà l’idea della solennità del momento. Il giro d’affari di questa preziosa specialità arriva a 200 milioni di euro e riguarda un centinaio di produttori in Piemonte: si stima che il fatturato possa aumentare ancora, come è successo per il Vermouth di Torino IGP dopo il riconoscimento della tutela europea. Ora il Gianduiotto di Torino IGP può compiere davvero l’ultimo percorso verso il suo definitivo riconoscimento. E siamo contenti di aver dato qualche consiglio “storico” al Comitato, Quel surrogato ha fatto tanta strada e ancora ne può percorrere in tutto il mondo.

Nella foto, da sinistra: Franco Ugetti, Guido Castagna, Antonio Borra